mercoledì 28 settembre 2011

Riportiamo qui di seguito un'interessante riflessione di Marina Mannarini (ReteDonne - Coordinamento Italiane all'Estero) sull'intervento di Francesco Sbano al Literaturfestival di Amburgo.

AMBURGO\ aise\ - Il 21 settembre ad Amburgo è stato presentato il libro del sedicente giornalista Francesco Sbano "Giuliano Belfiore. Die Ehre des Schweigens. Ein Mafiaboss packt aus (Giuliano Belfiore. L’onore del silenzio. Un boss della mafia parla").



L’autore era già finito al centro di un aspro dibattito a causa della sua raccolta di romantiche canzoni di ndrangheta ("Musulinu galantomu", "Ammazzaru lu Generali" su Dalla Chiesa, ecc.), inserite nel volume fotografico "Malacarne". Esso contiene anche testi di personalità come Roberto Saviano, Rita Borsellino e Nicola Gratteri, senza però che questi fossero stati precedentemente informati del contesto in cui le proprie parole dovevano essere inserite.

Mentre il volume, dopo le sconcertate proteste degli interpellati, venne in Italia ritirato dalla casa editrice, restò ed è tuttora acquistabile in Germania e continua a nutrire quel bisogno di sicurezza insito nell’anima tedesca, infondendovi la sensazione di come le mafie continuino ad essere un fenomeno folcloristicamente tipico italiano.

È scabrosa la pena che s’insinua negli spettatori al racconto di Sbano. La cosiddetta analisi del sedicente giornalista è chiara: non esistono alternative per i nati nel Meridione se non entrare a far parte della mafia. Eccole, le vere vittime, dunque: poveri giovani costretti ad ammazzare. Mitra, acido, esplosivo.

L’altro pilastro del grandioso lavoro di Sbano, il giornalista del notissimo settimanale tedesco Der Spiegel Andreas Ulrich, non trova evidentemente termine più adatto a descrivere la realtà ndranghetista calabrese se non quello di "bizarr", mentre altri penserebbero forse alle parole di Saviano "la morte fa schifo". 

Ma intanto il pubblico, per lo più tedesco, sorride ai racconti da feulleton su corruzione e impotenza delle istituzioni italiane.

Sbano sembra non sapere quanto il fenomeno delle mafie abbia da tempo oltrepassato i confini e il pubblico ascolta compiacente. Dopo tutto si tratta di miliardi che arricchiscono ormai anche numerose lobby sul territorio tedesco, europeo, mondiale e non tutti vorrebbero o potrebbero rinunciarvi. È facile quindi appiattire la rappresentazione di fatti sconcertanti colorandoli di particolari ed allusioni estremamente fuori luogo. Ad esempio le pillole dimagranti ingerite da Antonio Pelle che andrebbero inserite nel disegno da lui perseguito di costringere i giudici responsabili a tramutare la propria pena in arresti domiciliari e successivamente rendere attuabile la fuga. Le stesse pillole diventano nel racconto di Sbano un mero segno della vanità del boss latino e Nicola Gratteri, che ne aveva reso possibile la cattura, un semplice e povero simbolo dell’impotenza istituzionale.

La mafia viene banalmente considerata come uno stato nello stato senza che si ritenga opportuno accennare almeno fugacemente alla questione dell’osmosi fra stato e mafie o ai confini sempre meno definiti fra criminalità economica e criminalità organizzata.

Anziché soffermarsi sulla brutalità dei crimini di stampo mafioso, quant’è bello cullarsi nell’integrità di questi uomini e nei loro – seppure arcaici - "valori".

La donna ad esempio, essere puro ed inviolabile. E Maria Concetta Cacciola, anni 31, suicidata tramite ingerimento di acido muriatico dopo che lo scorso maggio aveva coraggiosamente deciso di collaborare con la giustizia? Lea Garofalo, 35, rapita, ammazzata e fatta scomparire, sempre con l’acido, due anni fa, dopo che anche lei aveva iniziato nel 2009 una collaborazione con la giustizia? E Tita Buccafusca? Stessa fine. Per non parlare delle numerose donne uccise per aver imbrattato l’onore della famiglia. Neanche i bambini si possono sottrarre a questa enorme integrità, come accadde ad esempio a Marcella Tassone, il viso trucidato da 7 colpi di arma da fuoco.

Una serata pericolosa quella del 21 settembre ad Amburgo. A chi, col dovuto rispetto, ma con indignazione (e un po’ di noia), aveva pazientemente aspettato il dibattito, non è rimasta che un’enorme delusione: per annotazioni critiche non era previsto alcuno spazio. Resta una domanda da rivolgere agli organizzatori del festival HarbourFront: sapevano chi avevano invitato a presentare in luogo sacro (la St. Pauli Kirche) il proprio "romanzo"? Evidentemente no. Un gioco col fuoco per il quale gli organizzatori del festival andrebbero chiamati a rispondere. (marina mannarini*\aise)

* ReteDonne - Coordinamento Italiane all'Estero


 
Wir verweisen hier auf einen anregenden Beitrag von Marina Mannarini über den beunruhigenden Vortrag des selbst ernannten Journalisten Francesco Sbano in Hamburg am 21.09.2011.

HarbourFront, Literaturfestival: Francesco Sbano am 21.09.2011 in der St.-Pauli-Kirche
Danke, Herr Sbano für den gestrigen Abend. Ihnen ist etwas gelungen, was keiner der zahlreichen Filme und Skripten aus der Trivial- (und leider auch als weniger trivial bezeichneten) Literatur nicht geschafft hatte. Ein – im ursprünglichen Sinne des Wortes – unheimliches Mitleid beschleicht jeden der etwa 50 anwesenden Zuschauer. Die vermeintliche Analyse des selbst ernannten und selbstgefälligen Journalisten Francesco Sbano stellt die Dinge ganz einfach dar: Es gibt keine Wahl: Jeder, der in (Süd-)Italien geboren wird, muss der ‘Ndrangheta beitreten.
Mafiosi als Opfer. Deshalb und nur deshalb sind (Süd-)Italiener regelrecht gezwungen, kaltblutig und blind zu morden: Gewehre, Säure, Dynamit. Und auf der anderen Seite dieser ‚gelungenen‘ Kooperation deutschitalienischen Journalismus findet Andreas Ulrich, um Elend und Morden zu beschreiben, den (treffenden?) Ausdruck „bizarr“. Er scheint diesen Begriff ja so zutreffend zu finden, dass er ihn mehrmals im Laufe des Abends verwenden wird. Mafia als ungewöhnlich, höchstens verschroben?
Nur wer sich etwas vielseitiger über das Thema informiert hat, weiß und schreit: nicht bizarr, sondern tragisch ist Mafia! Sbano bevorzugt es, wenn das deutsche Publikum sich belustigt und schmunzelnd über die heiter dargestellte Korruption Italiens amüsiert.
Andere, die das Phänomen Mafia kritisch untersucht haben, wissen, dass die Mafia seit Jahrzehnten nicht mehr nur eine rein italienische Realität ist. Schließlich jongliert sie mit Milliardenbeträgen und spielt somit in der Weltwirtschaft eine erhebliche Rolle: An diesen Milliarden bereichern sich schon lange nicht mehr nur Italiener. Doch dank Francesco Sbano können wir endlich erleichtert aufatmen: So komplex und bedrohlich ist das Ganze gar nicht! So erklärt er z.B. dass der Staatsanwalt Nicola Gratteri (Antimafiaeinheit) in seiner Arbeit in Reggio Calabria „gescheitert“ sei, weil der Boss Antonio Pelle wieder flüchtig ist; die Ermittler wissen inzwischen dass die Schlankheitspillen, die er noch im Gefängnis geschluckt haben soll, nur Teil eines durchdachten Ausbruchsplans waren: Pelle wollte stark abnehmen, damit man seine Haftstrafe in Hausarrest umwandelte; von dort aus war die Flucht ein leichtes Spiel. Doch Sbano verkürzt die Geschichte so, dass sich manch ein Zuschauer über vermeintliche Eitelkeiten von italienischen Mafiosi belustigt.
Mafia als eine Parallelgesellschaft, ein Staat im Staate: Man hätte mehr von zwei vermeintlichen Mafia-Experten erwartet, als Schlagworte. Z.B. verdiente eine gewisse Aufmerksamkeit die Debatte darüber, in wie weit Mafia DER Staat selbst sei: Dazu jedoch kein Wort.
Mafia nicht als brutales Morden, sondern lediglich als eine Gruppierung von Menschen, die noch Werte in ihrem – wenn auch archaischen – Wesen aufweisen.
Frauen als heilige und unberührbare Geschöpfe. Maria Concetta Cacciola, 31 Jahre, war wohl nicht unberührbar genug, als sie im letzten Monat den vermeintlichen „Freitod“ wählte: Sie soll Salzsäure geschluckt haben, nachdem sie sich im Mai dazu entschlossen hatte, mit der Justiz zu kooperieren und als Zeugin auszusagen. Oder Lea Garofalo, 35 Jahre, vor zwei Jahren entführt, dann ermordet und anschließend in derselben Salzsäure aufgelöst. Auch sie hatte 2009 wichtige Aussagen gemacht. Tita Buccafusca, 38 Jahre, soll sich im vergangenen April das Leben durch Einnahme von Schwefelsäure genommen haben; auch sie hatte gegen ‘Ndrangheta-Bosse ausgesagt. Oder ein etwas anderer Fall: Angela Costantino, 25 Jahre, verwandt mit der’Ndrangheta-Familie Lo Giudice, hatte sich 1994 in Nichts aufgelöst, bis man herausfand, dass sie erwürgt worden war, weil sie von einem anderen schwanger war.
Ach ja, und was war mit den Kindern? Selbstverständlich stehen auch sie unter dem liebevollen Schutz der ‘Ndrangheta. „In den Kriegen der Mafia werden entgegen der allgemeinen falschen Annahme auch Frauen und Kinder ermordet. Der „Ehrenkodex“, Frauen und Kinder zu schonen, ist schon immer eine romantisierende Verharmlosung der Gewalt des Mafia-Phänomens gewesen. „ Gudrun Dietz erwähnt in ihrem kürzlich erschienenen Buch z.B. Marcella Tassone, 10 Jahre, sieben Schüsse ins Gesicht. Werte?
Extrem gefährlich der gestrige Abend. Und wer mit Respekt, aber auch innerer Empörung und ein wenig Langeweile, geduldig bis zum Schluss der Vorlesung abgewartet hat, in der Hoffnung auf eine spannende Diskussion und somit auf die Möglichkeit, die Dinge etwas zurecht zu rücken, sah sich enttäuscht, denn Raum für die Debatte war keiner vorgesehen. Da bleibt also die Frage: Wussten die Organisatorinnen, wen sie an diesen sakralen Ort (St. Pauli Kirche) eingeladen hatten? Ahnten sie zumindest vage, was für eine komplexe Realität die Mafia in Italien, Deutschland und der globalisierten Welt ist? Wohl kaum. Ein Spiel mit dem Feuer, wofür die Festivalorganisation einen erheblichen Teil der Verantwortung trägt.

martedì 27 settembre 2011

LKA-Papier: Mafiakrieg droht

Sul settimanale online Kontext: è uscito un interessante articolo di Jürgen Roth e Rainer Nübel su un rapporto redatto nel 2010 dalla Direzione della polizia criminale (LKA) del Land Baden-Württemberg dedicato alla presenza della 'ndrangheta sul territorio. Gli autori rilevano come nel rapporto manchino riferimenti sia alle attività di riciclaggio sia a recenti casi emersi da indagini della polizia italiana che hanno riguardato quell'area (ad es. non viene nemmeno citata la vicenda dell'elezione dell'ex senatore pdl Nicola Di Girolamo). Insomma ancora una volta emergerebbe una carente attività investigativa e una sottovalutazione del problema.

LKA-Papier: Mafiakrieg droht 
von Jürgen Roth und Rainer Nübel
Jahrelang haben das Landeskriminalamt Baden-Württemberg (LKA) und das Innenministerium in Stuttgart das Mafiaproblem im Land heruntergespielt. Jetzt zeigt ein internes LKA-Papier, das der Kontext:Wochenzeitung vorliegt, dagegen die krasse Realität: In ganz Baden-Württemberg leben zahlreiche Mitglieder und Kontaktleute vorrangig der gefährlichen kalabrischen 'Ndrangheta. Es drohen demnach sogar blutige Kriege zwischen einzelnen Clans – in Singen haben Ermittlungen 2007 einen Auftragsmord vereitelt.
"Lagebild Baden-Württemberg" steht über dem vertraulichen Papier, das vom Stuttgarter Landeskriminalamt im vergangenen Jahr angefertigt worden ist. Es geht um die organisierte Kriminalität im Land, also um den Bereich schwerer Verbrechen – um Mafia. Auf fünf Seiten wird in den LKA-internen Unterlagen die Präsenz italienischer Banden der "Ehrenwerten Gesellschaft" in Baden-Württemberg beschrieben. (....)
Leggi  l'articolo integrale su Kontext: Wochenzeitung

Ndrangheta: se la mala è folklore

Consigliamo la lettura integrale dell'interessante articolo di Francesca Viscone (pubblicato su Il Quotidiano di Calabria del 16 settembre 2011), di cui qui sotto citiamo solo l'incipit. L'articolo è stato anche pubblicato su Malitalia.

Ndrangheta: se la mala è folklore di Francesca Viscone
 Francesco Sbano, fotografo di Paola residente ad Amburgo, artefice del successo tedesco delle canzoni di ’ndrangheta, era stato definito già due anni fa dal settimanale Der Spiegel «persona che gode della fiducia di alcuni mafiosi». Il magazine si vantava di averlo tra i suoi collaboratori, perché aveva reso possibile l’intervista ad un boss e, sempre grazie a lui, due giornalisti tedeschi avevano potuto assistere ad un rito di affiliazione. L’ultima opera di Sbano è dedicata a Giuliano Belfiore. Die Ehre des Schweigens (Giuliano Belfiore. L’onore del silenzio, Heyne editore), titolo che viene però subito smentito dal sottotitolo Ein Mafiaboss packt aus (Un boss della mafia parla). Belfiore, nome falso dietro cui si nasconderebbe un pericoloso boss della ’ndrangheta, ha 20 anni quando nel 1980, lascia la Germania. Torna nella sua terra, con il desiderio di entrare nell’Onorata società. Non avendo paura di niente ed essendo ambizioso, scala velocemente tutti i gradini della gerarchia. Oggi ha cinquant’anni, è uno dei boss più potenti in Calabria e sta per cedere a suo figlio i suoi affari. Racconta a Sbano la sua vita, a condizione che non riveli a nessuno chi sia realmente. (continua...)

mercoledì 14 settembre 2011

Pietro Grasso, Laura Garavini e Tano Grasso a Berlino discutono di impegno internazionale contro le mafie

Körting, Garavini e P. Grasso
Martedì sera 13 settembre 2011 – nei locali del teatro Neuköllner Oper a Berlino - si è svolto un dibattito organizzato dall'associazione Mafia? Nein, Danke! e.V. sull'impegno internazionale nella lotta contro le mafie. Titolo della manifestazione: Nicht allein gegen die Mafia” (Non da soli contro le mafie).
Tra gli ospiti sul palco: Erhart Körting, ministro della sicurezza di Berlino; Piero Grasso, Procuratore nazionale antimafia; Tano Grasso, attivista antiracket e assessore alla cultura del comune di Lamezia Terme; l'onorevole Laura Garavini, fondatrice dell'associazione Mafia? Nein, Danke! e.V. e membro della Commissione parlamentare antimafia. Ha moderato la serata il giornalista Reinhold Jaretzky
Tra il pubblico era presente anche l’ambasciatore d’Italia a Berlino Michele Valensise.

Il ministro E.  Körting, nel corso dei suoi interventi ha rilevato che le mafie italiane costituiscono il terzo gruppo di criminalità organizzata a Berlino, dopo quella russa e quella turca. I settori specifici delle mafie italiane sono attualmente le attività di riciclaggio, il traffico di stupefacenti e le estorsioni. Körting ha poi sottolineato l'importanza della società civile nella lotta a queste forme di criminalità sempre più sommerse e intrecciate alle attività finanziarie. “Senza il contributo dei cittadini – ha detto – la lotta è persa”. Il ministro ha inoltre ricordato come in Germania – a causa del suo passato – molti cittadini mostrano una forte resistenza all'affidare allo Stato troppa discrezionalità nel reperimento e nell'utilizzo di dati ed informazioni sulla loro vita privata. Personalmente si è tuttavia detto favorevole alla possibilità di ricorrere alle intercettazioni telefoniche ed ambientali in presenza di indagini su reati legati alla criminalità organizzata. La sua posizione cerca di conciliare le libertà individuali con la lotta ai pericoli effettivi delle mafie sempre più invasive, striscianti ed aggressive. Si dice comunque soddisfatto della collaborazione con le polizie e gli organi inquirenti di altri paesi come l’Italia, la Russia e la Cina che hanno già dato buoni risultati.
Tano Grasso e Pietro Grasso, ospiti di Mafia? nein Danke! a Berlino

Il Procuratore nazionale antimafia Piero Grasso ha analizzato l’influenza della crisi economica sul potere della criminalità organizzata: “Oggi chi ha grande disponibilità di liquidità è molto più potente di chi deve fare debiti con le banche e sempre più spesso accade che le organizzazioni criminali prestino denaro ad imprenditori in difficoltà per poi impadronirsi dell’azienda", magari mantenendo il proprietario come dipendente stipendiato per coprire le cose. La crisi economica rischia di accelerare dunque una sorta di “mafizzazione”  dei capitali imprenditoriali e dell’economia.
Il magistrato ha poi ricordato che oggi in diverse intercettazioni è emerso che i mafiosi sconsigliano di chiedere il pizzo a chi denuncia, anche a fronte delle pesanti condanne comminate sempre più spesso agli estorsori. Molto probabilmente se l’adesione all’associazione antiracket avvenisse prima della richiesta estorsiva sarebbe la cosa migliore; d’altronde anche a Berlino nel caso di Mafia? Nein, Danke! l’adesione ad una associazione è stata strategica.
Il Procuratore ha poi affrontato la necessità di norme più severe, coerenti e coordinate a livello mondiale per perseguire il falso in bilancio, permettere la tracciabilità dei movimenti di capitali e contro i paradisi fiscali, luoghi in cui confluiscono non solo i proventi dell’evasione e della corruzione ma anche i capitali mafiosi. “Purtroppo non tutti i Paesi approvano provvedimenti simili. Soprattutto l’Italia.”
Ad una domanda del moderatore sulle ultime tendenze e sullo stato dei risultati raggiunti nella lotta alle mafie, il Procuratore Grasso ha citato gli eccezionali risultati ottenuti nella lotta a Cosa Nostra (tutta la cupola è stata condannata all’ergastolo). Per quanto riguarda la ‘Ndrangheta si sta iniziando e intensificando il lavoro di repressione con la speranza che ciò faccia da volano ad una società civile ancora in forte difficoltà. La componente più forte della Camorra, quella dei Casalesi, si può dire quasi sgominata. Certo, i successi ci sono ma la nuova strategia delle mafie è appunto quella di rendersi invisibile, dunque in Italia si sta intensificando l’attacco alle risorse mafiose: negli ultimi tre anni sono stati sequestrati beni per 22 miliardi di euro e definitivamente confiscati beni per tre miliardi. 
Fondamentale risulta inoltre il potenziamento della armonizzazione delle leggi di contrasto alla criminalità organizzata, oggetto di una conferenza-dibattito tenuta dal Procuratore il pomeriggio del 13 settembre alla Facoltà di Giurisprudenza della Humboldt Universität di Berlino assieme alla Onorevole Garavini..

Laura Garavini, nell'effettuare un bilancio dei primi quattro anni di attività dell'associazione Mafia? Nein, Danke e.V. da lei fondata, ha rilevato la forte motivazione che ancora oggi anima i membri dell'associazione. Dopo aver ricordato il contributo dell'associazione nel sostegno ai ristoratori taglieggiati a Berlino nel dicembre del 2007 nel denunciare i propri estorsori, Garavini ha evidenziato il fatto che oggi esiste una strategia di penetrazione silenziosa delle mafie – ma proprio per questo ancor più pericolosa – nella vita economica dell'Italia del nord e di altri paesi europei, tra cui la Germania. Lo dimostrano anche  intercettazioni telefoniche fin dall’epoca della caduta del muro di Berlino, nelle quali mafiosi italiani incitavano loro referenti in Germania ad acquistare di tutto nella ex-DDR: discoteche, ristoranti, alberghi ecc. Proprio per questo per Garavini è importante moltiplicare gli sforzi per migliorare la collaborazione tra Italia e Germania anche nello scambio di esperienze e, a tale proposito, ha ricordato l’incontro avvenuto lunedì 12 settembre a Berlino tra lei, Tano Grasso e rappresentanti della Camera del commercio e dell’industria, della comunità turca e della polizia di Berlino sui contributi che -  sul modello italiano della lotta al racket – può dare la società civile nel contrasto alla criminalità organizzata.
Ribadendo l’importanza del contributo dei cittadini, Garavini ha poi descritto le possibilità di aiuto che è possibile dare anche come turisti e consumatori ad es. acquistando prodotti e servizi pizzo-free o comunque provenienti dai circuiti di Addiopizzo (e Addiopizzo Travel) e Libera Terra e dalle altre realtà attive in questo campo in Italia.
Proprio su questo argomento, alla domanda che cosa può/deve fare la società civile che non possano fare la polizia e la magistratura, Tano Grasso fa una premessa: la mafia non è mai stato solo un fenomeno criminale ma un complesso culturale capace di creare consenso sui propri codici valoriali e comportamentali; dunque un approccio solo repressivo è destinato a fallire. E fa un esempio: se in un quartiere di Palermo i mafiosi che estorcono il pizzo vengono arrestati semplicemente perché sono individuati dalla polizia, dopo tre mesi se ne riproporranno altrettanti e il problema si ripresenterà uguale; se gli stessi mafiosi vengono arrestati perché dieci commercianti di quel quartiere hanno deciso di non cedere e di collaborare con gli inquirenti inizia un circolo virtuoso che spezza e spiazza il controllo sociale delle mafie sul territorio. Secondo T. Grasso questo dimostra che il potere degli operatori economici di un territorio è fondamentale, a condizione però che essi cessino di considerare una scelta obbligata la disponibilità a pagare. 
T. Grasso richiama anche la necessità che gli operatori non cedano per passività, comodità o indifferenza all’inquinamento dell’economia legale da parte dei capitali sporchi del riciclaggio: se inizialmente il singolo operatore può pensare di trarne vantaggio o di non esserne danneggiato, sul medio periodo ciò diviene una trappola fatale. Anche per questo le realtà antimafia italiane chiedono da tempo maggiore severità nella questione della tracciabilità dei flussi finanziari e di capitale.
Tano Grasso ha poi ribadito che per non pagare il pizzo non ci vuole coraggio, ma testa e intelligenza: e qui emerge l’importanza per gli imprenditori economici di associarsi, perché l’associazione sostiene e aiuta nel processo della denuncia e permette ai membri di non sentirsi soli. “La mafia – afferma T. Grasso – non è un mostro invincibile e in questo le rappresentazioni mediatiche hanno una grande responsabilità: possono essere fondamentali ma anche veicolare un’immagine errata.” Nel 2011 possiamo dire che grazie anche al sacrificio di molti, come ad es. Libero Grassi, ciò che accadeva prima oggi non può più accadere.
Rivolgendosi al Ministro per la sicurezza Körting, T. Grasso ha inoltre rilevato in Germania un certo turnover nei settori economici della ristorazione, della ospitalità e dell’edilizia che a suo parere andrebbero attentamente monitorati: in questo ambito, infatti, risulta fondamentale agire quando ancora il fenomeno non ha preso piede.
Al dibattito è seguita un'esibizione del trio musicale e vocale  “... e la luna” (Eva Spagna, Holger Schliested, Martin Klenk).

martedì 13 settembre 2011

Il Museo della 'Ndrangheta e Addio Pizzo Travel a Berlino

La sera di domenica 11 settembre 2011 presso la Galleria Franzotti a Berlino, Kreuzbergstr. 71, ha avuto inizio la "4. Italienisches Fest der Legalitaet und Lebensfreude", organizzata dall'associazione Mafia? Nein, Danke! e.V. 
Tra i relatori Claudio La Camera, coordinatore del Museo della 'Ndragheta di Reggio Calabria; Kirsten Burow di Addiopizzo Travel Deutschland e, tra il pubblico, Tano Grasso, presidente onorario della Federazione italiana antiracket e dallo scorso anno assessore alla Cultura al comune di Lamezia Terme. Ha introdotto e moderato la serata la Presidente di MND Bianca Negri, mentre Benno Plassmann, collaboratore del Museo in diversi progetti, ha provveduto alla traduzione degli interventi.

La Camera ha sottolineato come a volte il linguaggio stesso dell'antimafia corra il rischio di potenziare la stessa mitologia mafiosa, fornendo un'immagine delle mafie che può provocare, soprattutto nei giovani, sfiducia e scoraggiamento. Per questo in particolare il linguaggio della pedagogia antimafia deve rinnovarsi: è fondamentale riuscire a rafforzare nei giovani e nei cittadini il sentimento che le mafie non sono un destino e che è possibile scegliere e progettare insiemeun futuro alternativo.
La Camera ha ricordato anche come soprattutto negli anni Ottanta la geografia della sua città, Reggio Calabria, fosse una mappa costellata - anche in senso simbolico - di morti per mano mafiosa e di come questa mappa spaziale e cognitiva abbia condizionato la percezione della realtà sociale di tantissimi giovani. Erano anni, ha ricordato, in cui molti cittadini finivano per introiettare il sistema valoriale costruito dalla 'ndrangheta, accettando passivamente collusioni e connivenze tra sistema politico e sistema mafioso.
In questi anni molte cose sono cambiate e ciò rende necessaria la costruzione di una rete di queste nuove esperienze di resistenza. "Se una volta avevamo bisogno di fatti - ha dichiarato La Camera - oggi dobbiamo riuscire a valorizzare questi fatti, costruendo nuovi linguaggi e soprattutto una nuova pedagogia antimafia."
Un capitolo dell'intervento di La Camera è stato dedicato al mondo della comunicazione e alla sua attuale inadeguatezza in termini di professionalità e di riconoscimento sociale. Come è emerso da una recente indagine sul giornalismo d'inchiesta a Reggio Calabra e provincia condotta del Museo della 'Ndrangheta, non esiste un forte professionismo nel settore e la maggioranza dei giornalisti sono sottopagati e spesso con mesi di ritardo. Ciò è sicuramente preoccupante se si considera che la maggior parte delle nostre notizie sui fenomeni mafiosi viene dai giornali. Anche per questo il Museo ha provveduto all’istituzione di un laboratorio sul giornalismo investigativo a Reggio Calabria.
Un'altra indagine condotta dal Museo in collaborazione con l'Università ha indagato la situazione del movimento antimafia sul territorio di Reggio Calabria. L'indagine, di prossima pubblicazione, ha rivelato che delle 45 organizzazioni esistenti sulla carta solo 32 esistono realmente e di queste solo 10 svolgono una specifica attività antimafia (cioè almeno più di una iniziativa strutturata all'anno).
Sono state poi ricordate le sinergie create tra il Museo della 'Ndrangheta e altre realtà antimafia. In particolare la collaborazione con Libera per la diffusione della campagna contro il pizzo in Calabria e la raccolta di firme ancora in corso in sostegno alla Procura antimafia di Reggio Calabria e alle forze dell'ordine contro i recenti tentativi di delegittimazione del loro operato. Il Museo collabora anche con Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato di Cinisi, collaborazione culminata il 18 luglio scorso nella inaugurazione dell'iniziativa “Fare rete contro la mafia” nella nuova sede situata nella casa del boss Tano Badalamenti, mandante dell'omicidio di Peppino.

La parola è poi passata a Kirsten Burow, giornalista e ora attivista di Addiopizzo Travel, che ha illustrato  le attività del servizio di incoming nell'ambito del turismo pizzo-free: un'offerta turistica che permette di coniugare la conoscenza delle bellezze della Sicilia con un approfondimento dell'attività antimafia delle realtà più impegnate del territorio. I pacchetti offerti da Addiopizzo Travel permettono al turista responsabile di favorire fornitori "pizzo-free" al 100%; inoltre una parte della quota di partecipazione finanzia le associazioni di volontariato impegnate in prima linea nel sociale. Ciò ha ovviamente una ricaduta positiva sulla creazione di posti di lavoro legali e sulla diffusione sul territorio dei valori di giustizia sociale e di cittadinanza.
Burow ha ricordato le iniziative di informazione già realizzate: una cartina dei negozianti e ristoratori pizzo-free di Palermo e di Napoli. La mappa di Napoli verrà presentata martedì 13 settembre 2011 dal Console tedesco di Napoli Christian Munch durante un incontro presso l'Alber-Einstein-Gymnasium, Europa-Schule Berlin, a cui parteciperà anche l'attivista anti-racket Tano Grasso e la parlamentare italiana del Partito Democratico Laura Garavini, membro della Commissione Parlamentare antimafia.